lunedì 3 maggio 2010

Il disastro nel Golfo del Messico


Ha avuto una risonanza mondiale l'incidente catastrofico verificatosi nel Golfo del Messico al largo delle coste della Louisiana.
L'incidente infatti è di estrema gravità, lo sarebbe stato ovunque fosse successo, e lo è ancor di più perchè si è verificato in un territorio ricco di biodiversità e al tempo stesso estremamente fragile, come è caratteristica delle zone umide di tutto il mondo.
Le zone umide sono state definite per la prima volta a livello internazionale a Ramsar come gli acquitrini, le torbe oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri. La loro importanza ecologica è enorme perchè queste zone hanno elevata produttività primaria, elevata biodiversità, elevato grado di connettanza e di resilienza, oltre che essere importantissime zone di specie di uccelli ecologicamente dipendenti da questi tipi di ambiente.
Ma non solo l'aspetto ambientale nelle zone umide riveste un ruolo di prima importanza, ma anche quello economico: generalmente infatti in questi luoghi si svolgono le attività di pesca più remunerative del mondo, come ad esempio quella che riguarda i gamberi.
E' difficile prevedere ad oggi quando ci sarà effetttivamente un ripristino delle condizioni normali, poichè molti fattori devono venire presi in considerazione, e comunque, vista anche la quantità di petrolio che si sta riversando in mare, presumibilmente ci vorranno anni.

Quello che lascia sconcertati da questo incidente è che l'azienda britannica BP, responsabile dell'accaduto, sia impreparata a risposte di emergenza di questo tipo. Tutte le aziende, ma soprattutto quelle che possono arrecare danno ad un ambiente così importante, devono stabilire, attuare e mantenere attive una o più procedure per individuare le potenziali situazioni di emergenza e i potenziali incidenti che possono avere un impatto sull’ambiente e sulle modalità di risposta ad essi. Il rischio zero sappiamo che non esiste, ma proprio per questo non si può fare a meno di avere a disposizione le conoscenze, gli strumenti e le procedure adatte per porre rimedio subito ad un eventuale incidente.
Tutto questo evidentemente è estraneo alla BP (ma temo non solo ad essa), la quale ad oggi è solo capace di continuare a ripetere che pagherà i danni per la bonifica e lo stato a ripristino dell'ambiente ma poi, presumibilmente, continueranno a fare i loro porci comodi, arricchendosi spudoratamente e recuperando i soldi spesi meno di quanto possiamo immaginare, fino a che non ci sarà da sganciare altro denaro per qualche altro incidente nel quale ovviamente nessuno di loro saprà quale procedura attuare nell'immediato, o ancora meglio cercare di prevenirlo.

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